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Come migliorare l’attenzione durante lo studio

Le scoperte di Mike Hobbiss tra scienza e pratica.

Un viaggio nella mente adolescente: come (e perché) l’attenzione vacilla

C’è un momento, mentre si è in classe (ma anche a casa, genitore!), in cui anche il miglior insegnante può sentirsi come un equilibrista su una corda sottile: basta un soffio – una notifica, un sussurro, un pensiero – e l’attenzione degli studenti si disperde. Come possiamo aiutarli a restare concentrati?

Le recenti ricerche di Mike Hobbiss e Nilli Lavie ci offrono risposte illuminate, come lampioni accesi in una notte nebbiosa.

Nel loro studio “Sustained Selective Attention in Adolescence: Cognitive Development and Predictors of Distractibility at School” (2023), Hobbiss e Lavie hanno messo sotto la lente di ingrandimento due componenti fondamentali dell’attenzione: attenzione selettiva e attenzione sostenuta.

Ma prima di calarci nei dettagli, poniamoci una domanda cruciale:
È davvero tutto “sviluppato” nell’attenzione di un adolescente? Oppure c’è ancora margine di crescita (e di intervento)?

 

Focus o dispersione? Le due anime dell’attenzione scolastica

Attenzione selettiva: il filtro che funziona… quasi sempre

Secondo i risultati di Hobbiss, la capacità di filtrare distrazioni visive semplici è già ben sviluppata nei ragazzi dai 12 anni in su. Gli adolescenti riescono a ignorare stimoli irrilevanti, come volti neutri inseriti nel compito di ricerca visiva, esattamente come gli adulti.

Un’eccezione? Quando i distrattori sono emotivamente o motivazionalmente rilevanti (ad esempio, facce felici o notifiche social), la situazione si complica, come se il cervello adolescente si lasciasse tentare più facilmente dal canto delle sirene.

Strategia pratica:

  • Quando è possibile, limitare gli stimoli altamente emozionali (notifiche, social, display interattivi troppo vivaci) può aiutare a mantenere l’attenzione focalizzata. Si, lo sapevamo… ma lo mettiamo in pratica?!

Mi piace questo esempio: se sai che un tale farmaco non può essere somministrato a tuo figlio finché non ha compiuto 12 anni, glielo dai comunque? Gli fa passare quel mal di testa o mal di pancia, e quindi glielo lasci prendere? Non credo proprio che tu lo faccia… Ecco: schermi, social e tablet dovrebbero essere considerati allo stesso modo, perché allo stesso modo influiscono sulla chimica del cervello di tuo figlio.

Attenzione sostenuta: il fiato corto della concentrazione

Se l’attenzione selettiva sembra essere al top, l’attenzione sostenuta mostra invece un percorso di maturazione molto più lento. Hobbiss ha riscontrato che gli adolescenti fino ai 16-17 anni mostrano una variabilità molto più elevata nelle loro risposte, segno di una concentrazione che tende a “zoppicare”.
In parole povere: anche se riescono a ignorare i distrattori, fanno comunque più fatica a mantenere uno sforzo costante nel tempo.

Strategia pratica 1️⃣:

  • Strutturare le sessioni di studio in blocchi brevi e vari, con pause attive o cambi di attività ogni 15-20 minuti, può “allenare” l’attenzione sostenuta.

Anche qui, banale vero? Ma nessuno lo fa davvero. E TU, genitore, hai mai provato ad usare il timer (davvero, intendo), per almeno 5 giorni di fila, per impostare le tue sessioni di lavoro? Se lo avessi fatto sul serio ti saresti reso conto di quanto ti cambia completamente la prospettiva: ti senti più produttivo, ti annoi meno, il tempo sembra passare più velocemente e tu ti senti meno stanco e più carico.

Dai, provaci!

Strategia pratica 2️⃣:

  • Allenare la resistenza dell’attenzione: proprio come non si parte per una maratona senza prima allenarsi a correre pochi chilometri, anche l’attenzione va costruita un passo alla volta.

Si può iniziare con brevi sessioni di concentrazione intensa (5 minuti di lettura o di compito senza distrazioni), per poi aumentare gradualmente (7-8 minuti, poi 10-12, e così via) nel corso delle settimane.
Alla fine di ogni sessione, è utile riflettere brevemente: “Quanto è stato difficile restare concentrato? Quante volte mi sono distratto?”.
Questo semplice esercizio aiuta a potenziare la resistenza attentiva nel tempo, proprio come si rafforza un muscolo con l’allenamento regolare.

 

Distrazione: cosa la prevede davvero?

Hobbiss e Lavie hanno anche ideato un metodo innovativo per misurare la distrazione reale in classe, basandosi su self-report degli studenti immediatamente dopo una lezione.
Risultato sorprendente?
La variabilità nelle risposte ai compiti di laboratorio e l’effetto dei distrattori sono stati predittori molto più forti della semplice “motivazione” o del “livello di interesse” per la materia.

In altre parole, 👉 la predisposizione biologica a distrarsi conta di più della simpatia per la lezione. Un po’ come dire che puoi anche amare la musica, ma se hai i tappi nelle orecchie (leggi: problemi di attenzione sostenuta), non sentirai mai bene il concerto.

Lo so, non è la notizia che volevi sentirti raccontare: ma prendiamone atto.

Strategia pratica:

  • Non puntare tutto su “l’insegnante deve saper intrattenere” o su “se la materia è noisa è normale distrarsi”: allenare l’attenzione stessa (con esercizi mirati, giochi cognitivi, allenamenti attentivi) può avere un impatto più duraturo, e questa è una notizia buona non ti sembra?

Piano settimanale per allenare la resistenza attentiva

Settimana Durata sessione senza distrazioni Obiettivo di riflessione
1 5 minuti Quante volte ho perso il focus?
2 7-8 minuti Riesco a ritrovare subito l’attenzione quando mi distraggo?
3 10 minuti Cosa mi aiuta a rimanere più concentrato?
4 12-15 minuti Riesco a sentirmi “immerso” nell’attività?

Nota pratica:

– Se la distrazione è ancora molto frequente, mantieni la durata di una settimana in più prima di aumentarla.

– Premia i piccoli miglioramenti: l’attenzione non si costruisce a colpi di bacchetta magica, ma a suon di piccoli passi.

 

La metafora della mente adolescente: una Ferrari senza freni

Immagina la mente di un adolescente come una Ferrari nuova fiammante: potentissima, scattante… ma con i freni ancora un po’ acerbi.
Il motore (capacità cognitive) è eccellente, ma il sistema di controllo (attenzione sostenuta e autocontrollo) è ancora in fase di taratura.

Questo squilibrio fa sì che la velocità con cui saltano da un’idea all’altra sia molto alta, ma la capacità di restare su un’unica corsia (ovvero mantenere l’attenzione su un compito noioso o difficile) sia ancora da consolidare.

 

Strategia pratica 1️⃣: Incrementare progressivamente le sfide attentive:

  • Come fare: inizia proponendo compiti brevi ma ben focalizzati (es. 5 minuti per riassumere un paragrafo, trovare 3 concetti chiave, ecc.).
    Poi aumenta gradualmente la complessità: ad esempio, passando da attività con risposte rapide a compiti che richiedano ragionamenti più articolati o analisi di testo più lunghi.
  • Suggerimento extra: celebra i progressi, non la “perfezione”. Basta un “Ottimo, hai resistito di più oggi!” per rinforzare il senso di crescita.

 

Strategia pratica 2️⃣: Insegnare tecniche di autoregolazione, come la mindfulness o il time-blocking:

  • Mindfulness pratica: inizia ogni lezione con 2 minuti di “respiro d’attenzione”: chiedi agli studenti di chiudere gli occhi e concentrarsi solo sul respiro. È un modo semplice per “riavviare” il cervello prima di concentrarsi su un compito.
  • Time-blocking per studenti: insegna loro a spezzare il lavoro in blocchi visivi su un’agenda (esempio: 15 minuti “leggo”, 10 minuti “prendo appunti”, 5 minuti “pausa”).

La sensazione di “controllare il tempo” abbassa anche l’ansia da prestazione!

 

Strategia pratica 3️⃣: Valutare l’attenzione (oltre al rendimento):

  • Checklist pratica: dopo un’attività o una lezione, consegna una checklist velocissima da compilare (1 minuto), con domande tipo:
    • “Quanto sono stato concentrato da 1 a 5?”
    • “Quando mi sono distratto?”
    • “Cosa mi ha aiutato a rimanere attento?”
  • Obiettivo: aiutare gli studenti a diventare osservatori della propria attenzione, non solo “giudici” del proprio rendimento.

 

Conclusioni: un’educazione dell’attenzione, non solo dei contenuti

Alla luce degli studi di Hobbiss e Lavie, l’insegnamento non può limitarsi a trasmettere nozioni: deve allenare il muscolo invisibile dell’attenzione.
Capire che non è (solo) questione di volontà, ma di maturazione neurocognitiva aiuta a evitare giudizi affrettati sugli studenti distratti.

Una scuola che allena l’attenzione è una scuola che prepara alla vita, non solo agli esami. A casa, credimi, possiamo fare grandi cose in questo senso: senza lamentarci che deve pensare la scuola, agiamo quotidianamente come guide sicure per i nostri ragazzi, per stimolare allenamento e consolidare le buone abitudini che serviranno loro per la vita.

E in fondo, come avrebbe detto qualcuno con un po’ di spirito alla Vani Sarca (la adoro!):
“Se l’attenzione è una piantina fragile, non serve urlarle contro. Serve darle acqua, luce e un buon vaso.”

 

Sara🌺

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Gli studi che sono stati consultati per scrivere questo articolo li trovi qui:

Sustained Selective Attention in Adolescence: Cognitive Development and Predictors of Distractibility at School

 

 

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