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Come usare l’emisfero destro del cervello per imparare meglio

Come usare l’emisfero destro del cervello per imparare meglio: e perché non dovresti provarci davvero

Hai mai sentito dire che per imparare meglio devi “attivare l’emisfero destro”?

È una frase che suona bene. Accattivante. Quasi poetica.

Peccato che sia anche una delle più grandi bufale neuroscientifiche mai raccontate nel mondo della formazione.

Eppure, capita ancora oggi di sentirla ripetere da formatori, coach, docenti motivazionali e addirittura in corsi per genitori o studenti. L’idea è questa: il cervello sarebbe diviso in due parti ben distinte, con compiti precisi e separati. Il sinistro per la logica, il calcolo e la lingua. Il destro per l’immaginazione, i colori, la creatività.

Un po’ come dire: “oggi voglio studiare con fantasia, quindi userò il cervello destro”.

Ma… funziona davvero così?

Da dove nasce il mito dell’emisfero destro?

Questo stereotipo affonda le radici negli anni ‘60, quando alcuni neuroscienziati studiavano i pazienti con cervelli “split brain”, cioè con connessioni interrotte tra i due emisferi. Scoprirono che alcune funzioni (come il linguaggio) erano più specializzate in un lato del cervello rispetto all’altro.

Una scoperta affascinante, certo. Ma poi è successo qualcosa: le interpretazioni si sono fatte sempre più fantasiose. E piano piano, la scienza si è trasformata in narrativa. Le differenze funzionali sono diventate etichette. Le etichette, slogan. E gli slogan… be’, oggi sono ovunque: “Sviluppa la tua parte creativa!”, “Usa l’emisfero destro per apprendere meglio!”, “Scopri il lato creativo del tuo cervello!”.

Un po’ come credere che in un’orchestra solo i violini siano capaci di suonare la melodia, mentre tutti gli altri strumenti fanno da tappezzeria.

Spoiler: non è così che funziona il cervello.

Cosa dice davvero la scienza?

Negli ultimi trent’anni, le neuroscienze hanno fatto passi da gigante. Oggi sappiamo che i processi cognitivi – creatività inclusa – coinvolgono reti neurali complesse e distribuite, in cui entrambi gli emisferi collaborano attivamente.

Sì, è vero: certe aree sono più “specializzate”. Ad esempio:

  • L’emisfero sinistro gestisce in modo più efficiente le funzioni linguistiche.
  • Il destro si occupa di elaborazioni visuo-spaziali.

Ma questo non significa che lavorino separatamente. È un po’ come dire che in una squadra di calcio il portiere non abbia bisogno dei difensori. La creatività, per esempio, non vive “nel destro”: è un risultato emergente dell’interazione tra memoria, attenzione, pensiero divergente, e capacità di collegamento tra concetti. Tutto il cervello lavora insieme.

E allora, perché ci ostiniamo ancora a inseguire il mito del “lato creativo”?

Perché il mito dell’emisfero destro è così affascinante?

  • È semplice: quando la realtà è complessa, una storia che “divide in due” il cervello ci rassicura. È facile da capire e da spiegare.
  • È motivante: dire a qualcuno che può “allenare la parte destra” per diventare più creativo suona meglio di dire che servono anni di studio e pratica.
  • È vendibile: molti corsi e libri di self-help costruiscono la loro narrativa su questa opposizione. Il mito vende.

Ma come in tutte le scorciatoie, si perde qualcosa: la verità.

E anche un po’ di tempo prezioso, quando si applicano metodi inefficaci alla formazione dei ragazzi.

Cosa serve davvero per sviluppare la creatività nello studio?

Se vogliamo parlare di apprendimento creativo e di strategie efficaci, lasciamo perdere le favole e torniamo alla realtà. Ci sono strategie evidence-based che funzionano, eccone alcune:

1. Stimolare il pensiero divergente

Favorire domande aperte, sfide, ipotesi alternative. Il pensiero divergente è la benzina della creatività. E no, non vive in un solo emisfero.

2. Integrare conoscenze diverse

Quando lo studente impara a connettere concetti lontani – matematica con arte, storia con musica – si attivano molteplici aree cerebrali. E il cervello si allena davvero.

3. Favorire la riflessione metacognitiva

Capire come si sta apprendendo è una competenza chiave. I ragazzi creativi spesso riflettono sul proprio modo di pensare. Non basta “fare”: bisogna anche capire perché si fa così.

4. Costruire ambienti di apprendimento stimolanti

No, non servono pareti viola o colori pastello. Servono stimoli cognitivi: progetti reali, lavori di gruppo ben strutturati, sfide, feedback autentici.

5. Adottare un metodo strutturato

Creatività e struttura non sono in contrasto. Il metodo di studio, se ben progettato, lascia spazio alla personalizzazione e all’inventiva, senza diventare un’improvvisazione continua.

E allora, come si insegna davvero a studiare in modo efficace?

Con serietà, passione… e scienza.

Nel percorso Evolution non troverai slogan, ma lezioni basate su ciò che sappiamo del funzionamento della mente e dell’apprendimento.

I ragazzi imparano a:

  • organizzare il proprio studio in modo autonomo;
  • capire cosa fare quando “non capiscono nulla”;
  • distinguere tra strategie utili e strategie controproducenti (sì, anche quelle che sembrano “creative”).

E no, non si attiva nessun “emisfero destro” durante lo studio.

Si attiva la mente, tutta intera. Ogni settimana, con impegno e confronto. Perché trasformare il modo di studiare richiede metodo, ma anche visione.

Conclusione: meglio una mente intera che un emisfero confuso

La prossima volta che sentirai qualcuno dire “attiva l’emisfero destro per imparare meglio”, fai un sorriso. E poi rispondi: “Preferisco attivare tutto il cervello, grazie!”

Perché lo studio efficace non si basa su semplificazioni, ma su strategie concrete. E chi lavora con i ragazzi lo sa: i risultati veri arrivano solo quando si smette di cercare la scorciatoia… e si inizia a costruire una strada solida.

✨ È il momento di cambiare. E cambiare sul serio. ✨

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Non è un “corsetto”, è un impegno che cambia davvero il modo di affrontare la scuola.

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Perché l’apprendimento non vive in un emisfero. Vive nelle scelte che facciamo.

 

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